Il gruppo di studio si è sviluppato in 6 incontri dal 5 aprile al 19 giugno del 2024.
Il primo incontro è servito soprattutto per ritrovarsi e riconoscersi. Occorre infatti riattivare le relazioni interpersonali, ritrovare le “tracce indelebili” lasciate da esperienze comuni e condivise che riportano allo Yoga. Successivamente si è sviluppato un progetto organizzativo per definire cosa “portare” in questa esperienza:
-parlare di se stessi, delle proprie esperienze e di quelle tratte da incontri amicali con altre persone, specificando come sono state affrontate;
- parlare delle conoscenze che vengono dall’approccio Viniyoga;
- parlare della condivisione;
- riflettere su se stessi, sulle problematiche e le difficoltà (fisiche o di memoria) legate agli anni che passano e sull’importanza di cercare all’interno degli Yoga Sūtra i propri cardini.
In questa sessione iniziale il gruppo ha messo a fuoco elementi diversi, simili o uguali, in relazione ad ansia, rabbia e sfiducia attraverso i 4 aspetti: Corpo (Kāya), Respiro (Prāṇa), Atteggiamento mentale (Manas), Ascolto delle sensazioni/livello profondo, (alaulika pratiakṣa). L’obiettivo è stato quello di individuare un’emozione e la conseguente azione da essa determinata per poter costruire una pratica e scegliere i Sūtra più congruenti. Riflessione su ŚRADDHĀ (viene scelto questo termine) Yoga Sūtra Samādhi Pādaḥ I,20. śraddhā-vīrya-smṛti-samādhi-prajṇapūrvaka itareṣām, ricordando che le quattro qualità elencate da Patañjali sono la fede, l’energia o volontà indomabile, la memoria, e l’intelligenza che è essenziale per il Samādhi ed infine lo studio degli Yogasūtra.
Perseguire seriamente l’ideale Yoga è un compito difficile, che non può intraprendersi come puro passatempo, né per evadere dall’angoscia e dalla tensione della vita quotidiana. Potrà intraprendersi soltanto in base alla comprensione più piena della vita umana e del mistero e della sofferenza che ad essa ineriscono, nonché all’intendimento ulteriore del fatto che l’unico modo per porre termine a quest’ininterrotta miseria e sofferenza è di scoprire la verità che è racchiusa in noi stessi, mediante l’unico metodo a disposizione: precisamente la disciplina dello Yoga. (I.K.Taimni)
Durante gli incontri successivi sono state analizzate le pratiche preparate da Sabrina, Alda, Barbara (sulla sfiducia) e Cristina che hanno riportato l’attenzione su alcune lezioni di Claude e soprattutto sull’importanza dell’OSSERVAZIONE, perché è da lì che scaturiscono le “domande”. Ogni sequenza va paragonata ad una partitura dove ogni nota può essere variata. “Nell’apparente semplicità delle cose possiamo trovare altro”. Osservare riporta ad una modalità che sta velocemente scomparendo e che invece rappresenta un cardine dello yoga. Il nemico invisibile che ha lentamente corroso la nostra capacità di vivere è l’immediatezza. L’osservazione, il riguardare, il riflettere, elementi portanti del processo educativo e formativo stanno purtroppo sparendo. Siamo in un continuum di stimoli che non vengono più processati sui quali non ci si sofferma più a riflettere. “Estirpare il tempo, renderlo istante, rischia di vanificare il senso salvifico dell’esistenza.” (Crepet -Mordere il cielo).
Gli ultimi due incontri hanno avuto invece come tema la fede, forza grande, che sposta le montagne.
La fede è un dono, ma bisogna creare dentro di noi un atteggiamento di rafforzamento della nostra fede, che è luce interiore, che dà coraggio per superare le difficoltà che non riusciamo ad evitare.
Poiché non siamo i padroni di śraddhā, bisogna coltivarla come un buon giardiniere coltiva la terra e ci sono tante tecniche per collegarsi con la luce interiore. Vedi anche Yogasūtra I,27.
“Noi siamo fatti di fede, soltanto di fede, chi ha la fede, ha il suo Maestro.
E la fede è la SUA FORZA.” (dai “Dialoghi con l’angelo” trascritti da Gitta Mallasz ed Mediterranee).
Un bel lavoro di approfondimento è stato fatto anche sul forte legame tra Śraddhā e il superamento dei vari avvenimenti della vita, attraverso il mudra della calma, del silenzio e della pace individuale, nelle pratiche proposte da Emanuela e Chiara mentre con l’ultimo incontro il gruppo ha voluto mettere a fuoco i temi dell’Abhyāsa come sforzo, tentativo, esercizio, pratica, disciplina, studio e del Vairāgyā come assenza di passione, indifferenza.
L’obiettivo primordiale dello Yoga è infatti quello di trovare la calma della mente attraverso Vairāgyā e Abhyāsa. Lasciare che qualcosa avvenga attraverso il silenzio e la calma fisica. Lo Yoga insegna anche a morire, accompagna in modo positivo, senza sofferenza morale nel viaggio verso la trascendenza che è andare oltre Śraddhā è la luce che permette di vedere oltre. E questo grande traguardo della mente è un balsamo potente per l’anima che può finalmente abbandonare la paura.
Ringraziamo Ornella, Maria Grazia, Cristina, Tiziana, Barbara, Sabrina, Emanuela, Alda, Chiara, Piergiorgio e Mariangela, soci dell'associazione Insegnanti Viniyoga Italia, che hanno dato vita a questo importante momento di confronto e approfondimento.