Mahāmudrā e i suoi Bandha (Ciclo di 3 incontri: 13 maggio, 10 giugno, 18 giugno). A cura di Eleonora Fiorini e Antonella Vannoni
Si è trattato di un percorso di conoscenza e di esperienza attorno al tema dei diaframmi corporei e del loro ruolo nella pratica di Mahāmudrā così come insegnata nel Viniyoga. Affrontare un tema così classico nel contesto della cornice offertaci da “Viniyoga oggi”, ci ha permesso di contestualizzare e integrare pratica ed insegnamento nel nostro “qui ed ora” culturale e conoscitivo, così come caldamente raccomandato dai fondatori della nostra tradizione. Il cui punto di vista tipico è stato affiancato in questo ciclo di seminari da quello offerto dal Metodo Feldenkrais©, attraverso cui sono state sperimentate la funzionalità e le reciproche connessioni tra pavimento pelvico, diaframma respiratorio, e area alto toracico e della bocca. Il Metodo Feldenkrais©, tecnica di educazione somatica che mira a promuovere, attraverso la consapevolezza dei processi motori, il pieno sviluppo delle potenzialità umane, condivide con il Viniyoga molti interessanti spunti teorici e metodologici che emergono con chiarezza quando se ne faccia esperienza contiguamente.
Le pratiche āsana, incentrate sulla preparazione graduale di Mahāmudrā, nell'ottica della progressione insita nel concetto Viniyoga, si sono soffermate, in ciascun modulo, su uno dei bandha coinvolti nella posizione, da mula bandha, a uddiyana e jālandhara bandha e infine bandha traya. Ogni modulo, legato al proprio filo conduttore, ha permesso di sperimentare il potere delle 4 fasi del respiro nella esplorazione e realizzazione dei "sigilli" e di giungere nell’ultimo incontro alla pratica di Mahāmudrā, sperimentata in lunga statica e attraverso un vinyasa in cui bhāvanā, prānāyāma, bandha hanno concorso nella realizzazione di una ricerca rivolta alla stabilità prolungata del mentale. Parte della pratica si è rivolta alla visualizzazione/percezione del viniyasa di Mahāmudrā prima di giungere alla realizzazione fisica e concreta della posizione stessa.
Ricche e vivaci le condivisioni dell'esperienza tra i partecipanti, che ringraziamo calorosamente per i contributi e le domande.
L’insegnamento del Viniyoga a persone con fragilità: (10 ottobre). A cura di Laura Chiara Peretti, Liliane Ceulemans ed Enrica Guardati
L’incontro è stato incentrato sulla condivisione delle esperienze di insegnamento a persone con disabilità psichiche e cognitive e a persone che si confrontano con malattie neuromuscolari e neurologiche gravi, croniche e invalidanti, come distrofie muscolari, SLA, sclerosi multipla, esiti di ictus cerebrale, Parkinson. Durante l’incontro sono state esposte le specificità necessarie per adattare l’insegnamento in modo da renderlo accessibile alle esigenze speciali degli allievi coinvolti. Liliane lavora da diciotto anni in un centro diurno con persone con disagio psichico. Il suo operato si svolge in gruppo, sulla base di un continuo confronto con gli operatori del centro. Liliane ha poi sottolineato l’importanza di coltivare con i partecipanti una relazione basata sull’ascolto profondo, così come il Viniyoga ci insegna. I risultati ottenuti col lavoro di Liliane sono stati così incoraggianti da indurre altre strutture a chiedere l’istituzione di analoghi corsi. Secondo l’esperienza di Laura Chiara queste sono le caratteristiche necessarie per lavorare con persone che hanno bisogni speciali: pratica non più lunga di 45/50 minuti, per poter mantenere un livello sufficiente di attenzione; linguaggio molto chiaro e conciso accompagnato da messaggi non verbali, come la gestualità e la postura e un atteggiamento molto calmo in qualunque situazione; proposte di āsana semplici, che tengano conto della loro difficoltà ad armonizzare il lavoro di braccia e gambe, ad eseguire lavori asimmetrici e a memorizzare concatenamenti; approccio graduale alla consapevolezza del respiro: l’uso del suono può risultare particolarmente utile per avvicinarli a questa presa di coscienza; preparazione lunga all’esperienza del rilassamento, utilizzando immagini concrete legate ad ambienti naturali, elementi come l’acqua e l’aria, colori ecc. prima di proporre l’attenzione al loro corpo. Enrica Guardati, che lavora invece con incontri individuali, ha ricordato come dopo una diagnosi complessa il corpo può essere percepito come una gabbia, può nascere una separazione che genera ulteriore sofferenza. La percezione del corpo passa quasi esclusivamente attraverso i fastidi e i dolori, che si amplificano al ricordo pungente di gesti che non si è più in grado di compiere. Il ruolo dello Yoga può essere veramente importante per aiutare a gestire questo tipo di disagi. In quanto esperienza corporea, sensoriale e propriocettiva, respiratoria, emozionale, cognitiva, creativa e relazionale che coinvolge tutta la persona, esso può favorire uno stato di raccoglimento che facilita un contatto pacifico e intimo con se stessi. Insegna a concedersi il riposo necessario, ad avere cura e rispetto di sé e a volersi bene, facendo diventare le persone esperte di se stesse e quindi capaci di sostenere la salute che c’è. Anche questo incontro si è concluso con un importante momento di condivisone.
Un incontro col Canto Vedico: (19 novembre). A cura di Silvia Grillo
In questo incontro si è parlato del ruolo e dell’importanza del Canto Vedico, come strumento centrale nella trasmissione degli insegnamenti di Kṛṣṇamācārya, ancora tradizionalmente insegnato al KYM. Dopo una esposizione dei principi teorici e tecnici di questo tipo di recitazione con cui tradizionalmente vengono trasmessi i testi filosofici, si è parlato delle differenze tra Canto Vedico e altri tipi di espressioni vocali, come il bhajan, il kirtan che hanno invece caratteristiche devozionali. Si è messo in rilievo come il Canto Vedico possa rappresentare uno strumento molto utile ed interessante da poter inserire nella pratica personale e nell’insegnamento, soprattutto nell’insegnamento individuale, all’interno del quale può assumere una connotazione Cikitsa davvero importante. L’incontro si è concluso con l’esperienza della recitazione condivisa di un mantra molto conosciuto e utilizzato nella nostra tradizione, Saha navavathu, al termine del quale i partecipanti hanno condiviso esperienze e fatto interessanti domande, rinnovando l’espressione del loro interesse per l’argomento.
L’adattamento (17 dicembre). A cura di Antonella Nobile e il gruppo di studio di preparazione
Questo ultimo seminario di quest’anno si è incentrato sull'approfondimento del tema dell'adattamento, così fondante nella visione Viniyoga, che, pur declinato secondo sfumature diverse, è stato centrale anche nei precedenti incontri. Oltre ad un apporto teorico sul tema dell'adattamento, si è svolta una pratica guidata. Ci si è poi soffermati su qualche punto dell'aforisma III.6 degli Yoga-Sûtra di Patanjali: Tasya bhūmiṣu viniyogah: Secondo i livelli (tasya bhūmiṣu), la sua giusta applicazione (viniyogah). La parte centrale dell’incontro sono stati i laboratori che hanno dato la possibilità di sperimentare e di confrontarsi con gli altri partecipanti. Il tutto sotto lo sguardo attento degli insegnanti presenti durante questa esperienza. Molte e partecipate le condivisioni. Durante l’incontro è stato ricordato il significato profondo del concetto del termine "VINIYOGA", secondo gli insegnamenti di Claude Maréchal il quale sostiene: "Il Viniyoga, è lo Yoga. La totalità dello Yoga, nella sua funzione di adattamento.” Altre riflessioni sul tema che sono state toccate durante l’incontro a partire dall’insegnamento di Kṛṣṇamācārya secondo cui "Il numero di possibilità di adattare lo yoga, è pari al numero di stelle nell'universo. Infinito."